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4h 46m
Editore: Einaudi
Anno: 1997
Lingua: Italiano
Rilegatura: Flessibile
Pagine: 143 Pagine
Isbn 10: 880600240
Isbn 13: 9788806002404
Trama
«Dottore o seduttor deggio appellarti?» iniziava G.B. Marino il suo «ritratto» di Erasmo, scritto poco più d'un secolo dopo la pubblicazione del Moriae Encomium (1508). Nonostante le precise condanne ecclesiastiche, la vivacità dell'umanista, la luce del suo ingegno critico e lo splendore della sua dottrina sembrano affascinare ancora il poeta napoletano. Tuttavia, se non si tiene presente il carattere propriamente ironico di una gran parte dell'opera di Erasmo, si rischia di commettere la ingenuità di cercare in questo famoso scritto quello che non c'è (magari una fìlosofia dell'irrazionale e del vitale) e di non vedervi quello che c'è: un appello etico-religioso e una critica al malcostume universitario ed ecclesiastico. Erasmo, come Moro ed altri umanisti, aveva un gusto e una propensione notevoli per lo scherzo colto e dotto, condito spesso con una vena di irriverenza, verbale ed esteriore, ma vivacissima. Se non era preparato allo scandalo che avrebbe provocato l'uso dell'Encomium da parte di luterani estremisti e degli anabattisti, prevedeva a quali pericoli andava incontro criticando autorità tradizionali e abusi inveterati, sia pur attraverso l'artificio dell'inversione ironica. Infatti, oltre che nel nome delle buone lettere, della fìlologia scritturale, della intelligenza, egli assume di parlare, per bocca della Pazzia, in nome della semplicità di spirito. Qui sta l'ironia profonda e affascinante di Erasmo. Si sarebbe tentati di esclamare: «altro che razionalismo moderno!» Ma, e se fossero qui le radici del razionalismo?
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