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Diario (10)

1941-1943

Etty Hillesum

Genere: Autobiografici,

Editore: Adelphi

Anno: 1996

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 260 Pagine

Isbn 10: 884591206X

Isbn 13: 9788845912061

Trama

All'inizio di questo Diario, Etty è una giovane donna di Amsterdam, intensa e passionale. Legge Rilke, Dostoevskij, Jung. È ebrea, ma non osservante. I temi religiosi la attirano, e talvolta ne parla. Poi, a poco a poco, la realtà  della persecuzione comincia a infiltrarsi fra le righe del diario. Etty registra le voci su amici scomparsi nei campi di concentramento, uccisi o imprigionati. Un giorno, davanti a un gruppo sparuto di alberi, trova il cartello: "Vietato agli ebrei". Un altro giorno, certi negozi vengono proibiti agli ebrei. Etty annota: "La nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte, presto il cerchio sarà  chiuso intorno a noi e nessuna persona buona che vorrà  darci aiuto lo potrà  oltrepassare". Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria forza dell'anima. Non pensa un solo momento a salvarsi. Pensa a come potrà  essere d'aiuto ai tanti che stanno per condividere con lei il "destino di massa" della morte amministrata dalle autorità  tedesche. Confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà  mandata ad Auschwitz, Etty esalta persino in quel "pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato" la sua capacità  di essere un "cuore pensante". A mano a mano che si avvicina la fine, la sua voce diventa sempre più limpida e sicura, senza incrinature. Anche nel pieno dell'orrore, riesce a respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più "inospitale".

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Le recensioni degli AccioBookers

juliabbi

Ho comprato il diario di Etty Hillesum lo scorso anno, invogliata alla lettura dai post di Maria Antonietta (cantante). Io sono una persona che vorrebbe sapere tutto subito, e lo stesso vale per i libri: vorrei poterli leggere tutti d'un fiato, per poi aprirne subito uno nuovo e via dicendo. Qui, però, a parlare è una giovane donna che scrive i propri pensieri sui diari e mi chiede, implicitamente, dedizione, tempo e ascolto, motivi per cui lascio il libro dopo le prime 60 pagine. Mesi dopo, lo rivedo sullo scaffale della libreria e capisco che mi stia chiamando: lo riprendo in mano e lo comincio dal principio. Lo porto con me ovunque: questa volta so di voler essere paziente e disposta a sentire cosa voglia comunicare questa giovane ebrea durante gli anni della violenza nazista. Un giorno, mentre lo leggo sul bus, si siede accanto a me una ragazza. Dopo cinque minuti mi guarda entusiasta e dice: questo libro mi ha cambiato la vita, che bello vedere che altri lo leggano. Da lì iniziamo a chiacchierare e realizzo di avere tra le mani qualcosa di davvero prezioso: con questo incontro che riesce ad alimentare la mia pazienza, proseguo nella lettura. Ci sono voluti mesi per terminare queste 260 pagine: una cifra nella norma, in effetti, ma così dense da avermi fatto sottolineare tanti passaggi da decidere di trascriverli tutti in un quaderno. A parte l'aver sedato un po' della mia irrequietezza, sono grata ad Etty per l'onestà e la schiettezza delle sue parole, che non hanno paura di scavare nell'animo di chi scrive e di chi legge. Se non conoscete la sua storia, vi invito a leggere questo diario, con tutta la calma che richiede, di assaporarlo e lasciare che faccia verità dentro.

Mirti

"La sorgente di ogni cosa ha da essere la vita stessa, mai un'altra persona. Molti invece - soprattutto donne- attingono le proprie forze da altri: è l'uomo la loro sorgente, non la vita. Mi sembra un atteggiamento quanto mai distorto e innaturale"