Tempo di lettura stimato:
12h 16m
Editore: Bompiani
Anno: 2023
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Pagine: 368 Pagine
Isbn 13: 9788830109230
Trama
A Roma, il 31 dicembre 1990, una sedicenne si prepara per la sua prima festa di Capodanno: indossa un maglione preso alla Caritas, ha truccato in modo maldestro la sua pelle scura, ma è una ragazza fiera e immagina il nuovo anno carico di promesse. Non sa che proprio quella sera si compirà per lei il destino che grava su tutta la sua famiglia: mentre la televisione racconta della guerra civile scoppiata in Somalia, il Jirro scivola dentro il suo animo per non abbandonarlo mai più. Jirro è una delle molte parole somale che incontriamo in questo libro: è la malattia del trauma, dello sradicamento, un male che abita tutti coloro che vivono una diaspora. Nata in Italia da genitori esuli durante la dittatura di Siad Barre, Igiaba Scego mescola la lingua italiana con le sonorità di quella somala per intessere queste pagine che sono al tempo stesso una lettera a una giovane nipote, un resoconto storico, una genealogia familiare, un laboratorio alchemico nel quale la sofferenza si trasforma in speranza grazie al potere delle parole. Parole che, come un filo, ostinatamente uniscono ciò che la storia vorrebbe separare, in un racconto che con il suo ritmo ricorsivo e avvolgente ci svela quanto vicende lontane ci riguardino intimamente: il nonno paterno dell’autrice, interprete del generale Graziani durante gli anni infami dell’occupazione italiana; il padre, luminosa figura di diplomatico e uomo di cultura; la madre, cresciuta in un clan nomade e poi inghiottita dalla guerra civile; le umiliazioni della vita da immigrati nella Roma degli anni novanta; la mancanza di una lingua comune per una grande famiglia sparsa tra i continenti; una malattia che giorno dopo giorno toglie luce agli occhi. Come una moderna Cassandra, Igiaba Scego depone l’amarezza per le ingiustizie perpetrate e le grida di dolore inascoltate e sceglie di fare della propria vista appannata una lente benevola sul mondo, scrivendo un grande libro sul nostro passato e il nostro presente, che celebra la fratellanza, la possibilità del perdono, della cura e della pace.
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Le recensioni degli AccioBookers
Stefi
Recensito il 04/09/2024
Non si può valutare un libro del genere con delle stelline, per me sarebbe come sminuirlo. Qui c'è la vita di Igiaba, la storia della sua famiglia diasporica che merita molto di più di qualche stellina. È un libro molto doloroso, non posso nasconderlo, ci sono dettagli duri e molto veri, si parla anche di infibulazione (quasi mi veniva da svenire), di guerra, politica ed esilio. Mi sono commossa spesso durante la lettura e in particolare ricordo (non faccio spoiler) un momento specifico in cui si parla di un meraviglioso pettine di legno intarsiato da un artigiano somalo, ma conservato adesso al museo delle civiltà di Roma. Come dice la Scego nei ringraziamenti, questo libro è uno scavo doloroso ma fecondo, ha seminato dentro di me consapevolezza e amore, e rafforzato l'idea di ipocrisia legato al solito finto adagio `Italiani brava gente.`
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"Gli altri, quelli che abitano mondi di apparente pace, davanti alla nostra caduta si credono puri e innocenti. Ma nessuno è innocente. In un mondo interconnesso come il nostro, dove le risorse viaggiano sempre a senso unico, dal sud verso il nord, credersi innocenti è un'illusione. È il delitto più grande. Sono più di 40 anni che il mondo, le multinazionali occidentali e non solo, sversano rifiuti tossici in quel mare somalo che un tempo ha visto le gesta dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Inquinano oceani poi si lavano le mani dal sangue tra le onde."