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A Venezia. Da Brodskij a Bolaño (1)

Graziano Graziani

Editore: Perrone

Anno: 2021

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 134 Pagine

Isbn 13: 9788860045737

Trama

Immersa in una nebbia che racchiude fantasmi e dèi acquatici del tempo, oppure nella luce abbagliante che si riflette sull'acqua, Venezia ha mille volti e tutti arcinoti: città dell'amore, del turismo sfrenato, del Carnevale. Per conoscere un'altra Venezia, allora, occorre osservarla attraverso le crepe della sua immagine da cartolina e lasciarsi guidare da chi è in grado di vedere l'invisibile. Come i poeti. Graziano Graziani segue, letteralmente, le orme degli autori che hanno amato Venezia, cercando i loro luoghi d'elezione e le tracce invisibili del loro passaggio. Partendo dai più conosciuti come Iosif Brodskij ed Ezra Pound, passando per i contemporanei come Yang Lian o Ngugi wa Thiong'o, si parte per un giro del mondo tra autori russi, cinesi, nigeriani, statunitensi, che approda fino in Sudamerica con Borges e Bolaño, senza scordarsi di fare tappa tra i poeti di casa e le loro sonorità legate alla lingua che si parla tra le calli, come Francesco Giusti e Aldo Vianello. Una Venezia spesso invernale, provinciale, a volte vuota, che rovescia l'immagine dei souvenir e del lusso esclusivo, per parlare di esuli e di lotta, inclusa quella ingaggiata da chi vive la città e non vuole lasciarla morire.

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Le recensioni degli AccioBookers

alessiab

Recensito il 02/01/2024

Graziano Graziani accompagna chi legge a Venezia con indicazioni precise, tipiche di chi sa orientarsi nella città anche se non ci vive (più). Lo fa portando a braccetto scrittori (e una scrittrice) che hanno narrato Venezia. Il prisma è quella della frattura, della crepa: tra la Venezia decadente e romantica, feticcio di se stessa, e la Venezia del “bella ma non ci vivrei”, si cerca la crepa attraverso cui vedere altro. L'altro che Graziani vede - e che ringrazio perché, da abitante adottata di questa città, so quanto è difficile vedere altro - è “socialità alternativa”: è chi (.r)esiste, chi si permette di sognare spazi per tutt*, chi ama la nebbia e il freddo e l'umidità di questa città che, chi l'ha costruita, ha completamente delirato.

Con i suoi archi inflessi, il gotico, i richiami all'Oriente, il suo galleggiare sull'acqua, sembra una città impossibile che per pura ostinazione ha preso forma, materia, spessore nella realtà degli uomini, distaccandosi direttamente dalla loro fantasia. (…) una città dall'altissimo tasso di improbabilità, se è vero che le sue fondamenta reggono su una pietrificazione di pali di legno i cui elementi - fango, legno, acqua - il destino, travestito da chimica, ha deciso di cementare anziché di far marcire.

 

Questo itinerario letterario è stato pubblicato nel 2021, post Covid e chi, come me, abita ancora a Venezia oggi, nel 2024, vi trova ciò che conosce e lo riconosce sotto una luce più chiara:

Ma ci sono anche  gli spettacoli teatrali portati nei campi dalle associazioni di studenti, come Venice Open Stage. Ci sono gli spazi sociali, dal Laboratorio Occupato Morion nel sestiere Castello al Sale Docks a Dorsoduro, che guarda il Canale della Giudecca dai vecchi Magazzini del Sale. Ci sono esperienze come l'occupazione dell'Antico Teatro di Anatomia, in campo San Giacomo dall'Orio, uno dei campi più belli di Venezia, dove ancora i ragazzini giocano a pallone.

Esperienze come queste hanno risposto all'erosione di spazio pubblico con assemblee, laboratori teatrali, manifestazioni artistiche, socialità. Cambiando in meglio, anche se di poco e a volte per poco, la vita dei sestieri della città. Tra le tante contraddizioni di Venezia c'è anche questa: è una città pedonale, concepita in un modo unico al mondo, certo, ma che contiene al suo interno lo spirito urbanistico delle città europee, fatte di piazze, di luoghi in cui confluire e in cui è possibile semplicemente sostare, parlare, confrontarsi. La differenza tra le città che hanno piazze in cui si può sostare, in cui la vita della città è accolta anziché respinta, in cui la gente non deve necessariamente consumare pagando il tempo di permanenza, e le città in cui tutto è in vendita, in cui ogni espressione della vita urbana trova un suo prezzo e una sua funzione commerciale, è la differenza che passa tra una città immaginata per la vita e un luogo pensato per il consumo. Nessuna città è soltanto l'una o l'altra cosa, tutte le città d'arte vivono la contraddizione di essere un po' questo e un po' quello; Venezia forse più di tutte le altre, con i suoi spazi finiti, circoscritti dall'isola di isole che la compone.

Gli scrittori che ci accompagnano sono conosciuti: Brodski e Pound in primis, poi Shakespeare (o Sir Crollalanza), arrivando ai veneziani Gaspara Stampa ("Vivere ardendo e non sentire il male"), Giorgio Baffo tradotto da Guillaume Apollinaire (Ode alla mona), Francesco Giusti che abita in Campo San Giacomo dell'Orio e viene stampato dai fioi di DoppioFondo, Aldo Vianello la cui targa commemorativa ammonisce tutti i poeti alcolizzati e gli alcolizzati poetici del Paradiso Perduto.